Le emozioni: cosa sono
Le emozioni sono una parte centrale della nostra esistenza. Sono ciò che colora le nostre vite, permettendoci di provare entusiasmo e desiderio. Molte delle esperienze che nella vita ricerchiamo sono legate al desiderio di provare emozioni.
La capacità di essere felici o infelici è spesso legata alla nostra abilità di gestire le emozioni, una competenza che si apprende in modo istintivo, imitando chi ci circonda, in particolare la famiglia d’origine. Infatti, se si cresce in una famiglia che non sa gestire le emozioni, questa preziosa abilità non verrà trasmessa, si potrà invece sviluppare l’opposto, ovvero una incapacità nel riconoscere le proprie emozioni e, contestualmente, nel saperle gestire, fino ad arrivare ad una vera e propria disregolazione emotiva.
In termini scientifici possiamo definire le emozioni come stati mentali psico-fisiologici che possono scaturire da stimoli provenienti dal nostro mondo interiore (pensieri, ricordi) o provenienti dall’ambiente (esperienze, avvenimenti). Tali stati mentali provocano dei flussi di energia, poiché il nostro cervello è composto da neuroni che comunicano attraverso la trasmissione di impulsi elettrici, basati sul rilascio di neurotrasmettitori da cui vengono eccitati o inibiti.
Le emozioni: a cosa servono
Le emozioni hanno innanzitutto una funzione di adattamento all’ambiente, rispetto alla sopravvivenza, alla incolumità ed alla sicurezza.
Alcune delle loro funzioni includono facilitare la presa di decisioni, permettere risposte motorie rapide in situazioni di pericolo e fornire informazioni sull’efficacia del comportamento rispetto agli obiettivi. Per esempio, in una situazione di pericolo, le emozioni ci guidano verso il comportamento adeguato ed adattivo; la paura che si prova di fronte ad un incendio ci permette di metterci in salvo, attivando una rapida risposta motoria verso la direzione che ci allontana dal pericolo.
Le emozioni hanno anche delle funzioni relazionali ovvero di comunicazione: in particolare ci aiutano a valutare il comportamento degli altri, a formare o evitare legami sociali e ci permettono di modulare in maniera flessibile il comportamento sociale. In questo senso, le emozioni ci danno informazioni sulle intenzioni del comportamento degli altri e, di conseguenza, ci aiutano a capire come possiamo regolare il nostro comportamento a livello sociale per agevolare o evitare legami disfunzionali.

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Emozioni e Cervello
La parte del cervello che si occupa delle emozioni è il sistema limbico, prende il nome da limbus che significa “orlo” (Broca, 1978), poiché forma un anello a livello del tronco encefalico e separa la corteccia cerebrale dal midollo spinale.
Il sistema limbico è la parte evolutivamente più antica del nostro cervello, viene considerato come la sede che media i processi emotivi, le motivazioni, i comportamenti diretti a scopi specifici e la regolazione delle emozioni. Il sistema limbico si attiva per rispondere agli stimoli istintivi che non richiedono la consapevolezza.
Attraverso un’estesa rete di collegamenti manda le informazioni al corpo da cui le riceve e nello stesso tempo alle altre aree cerebrali.

La componente principale del sistema limbico è l’amigdala, una piccola struttura a forma di mandorla, particolarmente importante per il riconoscimento e la gestione delle emozioni, soprattutto la paura.
L’amigdala scansiona l’ambiente per vedere se c’è qualcosa di pericoloso per la vita ed a quel punto si attiva, come un allarme. Viene definita come il rilevatore della paura ed è coinvolta nel rilevamento di ciò che può costituire una minaccia; pensate al sobbalzo quando sentiamo il suono di un clacson.
Geneticamente l’amigdala è la parte più istintiva del nostro cervello, presente anche nel mondo animale ed ha la funzione preziosa di proteggerci dai pericoli, questo è il motivo per cui si attiva istintivamente e velocemente di fronte a qualsiasi possibile minaccia per la sopravvivenza.

L’amigdala custodisce la memoria implicita, ovvero quella funzione della memoria in cui vengono immagazzinate le memorie emotive. Le informazioni che accedono ai magazzini della memoria vengono archiviate in modo istintivo ed è qui che vengono immagazzinate anche le esperienze traumatiche.
Le emozioni: come si manifestano
L’emozione può essere evocata da uno stimolo: un evento, una scena, un ricordo, un’espressione del volto, un tono della voce.
In seguito allo stimolo il cervello, insieme con altri parti dell’organismo, entra in uno stato di aumentata vigilanza, definita come risposta valutativa iniziale:
QUALCOSA DI IMPORTANTE STA ACCADENDO QUI ED ORA!
In questo momento si attiva l’amigdala con la sua funzione di mettere in allerta l’organismo. Scansiona l’ambiente e attiva una risposta orientativa ed istintiva iniziale.
FARE ATTENZIONE!
L’attivazione dell’amigdala e di questa risposta di allarme produce una serie di risposte somatiche: variazione delle pulsazioni cardiache, aumento della sudorazione, l’accelerazione del ritmo respiratorio, l’aumento della tensione muscolare, che generano tutta una serie di risposte chimiche a livello di rilascio di neurotrasmettitori.
Nel giro di microsecondi il cervello processa la rappresentazione ed entra in una fase che possiamo definire: valutazione elaborativa. I processi di valutazione elaborativa determinano la qualità dello stimolo e, di conseguenza, se bisogna per esempio avvicinarsi o fuggire. In relazione a tale valutazione, viene emessa un tipo di risposta considerata più adeguata alla situazione.
Nel momento in cui si prova un’emozione diventano consapevoli le modificazioni somatiche; quali le mani sudate, il battito cardiaco accelerato, l’agitazione, in seguito a queste variazioni vengono riconosciute le emozioni: paura, rabbia, ecc.
Le emozioni sono spontanee ed arrivano alla consapevolezza solo dopo che il sistema nervoso si sia attivato e le variazioni emotive siano state percepite. Quindi prima percepiamo le variazioni emotive, poi identifichiamo l’emozione e successivamente ci interroghiamo sui motivi che l’hanno procurata.
Le risposte automatizzate alle emozioni come la paura sono determinate geneticamente, quest’ultima per esempio permette di difendersi dai predatori, di conseguenza l’attivazione veloce dell’amigdala è necessaria per fuggire per esempio o per aggredire. Qualora alla paura si volesse reagire con altre risposte non programmate è necessario attivare la corteccia cerebrale e quindi lavorare sul ragionamento e sulla razionalizzazione, ovvero imparare a vedere se c’è realmente un pericolo, cosa che accade nei percorsi di psicoterapia.
Tale reazione automatica viene definita risposta attacco-fuga che si attiva anche con i soli pensieri che mettono in moto una ruminazione psichica, una risposta di allarme che può generare stati d’ansia.
Emozioni Primarie e Secondarie
I comportamenti non verbali, le espressioni del volto gli sguardi il tono della voce i movimenti del corpo costituiscono la principale via di comunicazione delle emozioni. Le emozioni vengono distinte in primarie e secondarie.
Le emozioni primarie, come gioia, tristezza, paura, rabbia, disgusto e sorpresa, sono universali e riconoscibili in tutte le culture. Questi stati emotivi sono comunicati attraverso espressioni del volto e si manifestano con profili fisiologici tipici. Il cervello e il corpo hanno elaborato questi stati della mente attraverso dei meccanismi caratteristici ed innati (Ekman, 1967).

L’espressione delle emozioni primarie avviene con l’attivazione di specifici muscoli facciali che permettono anche a chi ci sta di fronte di riconoscere le emozioni, senza l’utilizzo del linguaggio.
Le emozioni secondarie, invece, sono più complesse e derivano dall’interazione tra emozioni primarie e l’esperienza personale, sociale e culturale si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale (Damasio, 1995).
Alcuni esempi di emozioni secondarie includono vergogna, ansia, nostalgia e rimorso. Le emozioni secondarie sono il risultato dell’associazione tra emozioni primarie e situazioni specifiche che abbiamo vissuto. Quindi, le emozioni secondarie sono più complesse ed hanno bisogno di più elementi esterni o pensieri eterogenei per essere attivate.
Le emozioni secondarie aggiungono complessità alle nostre esperienze emotive e ci permettono di avere una comprensione più profonda delle nostre esperienze e relazioni.
La consapevolezza delle proprie emozioni e la capacità di gestirle efficacemente sono fondamentali per il benessere emotivo e per mantenere relazioni sane.
Le emozioni primarie dipendono dai circuiti del sistema limbico, mentre le emozioni secondarie richiedono l’intervento delle cortecce prefrontali e si basano su esperienze precedentemente avute che sono state memorizzate, generano, quindi, risposte non automatiche ma legate all’esperienza pregressa.
La Regolazione delle Emozioni
La regolazione delle emozioni è fondamentale per il benessere emotivo e relazionale. Consiste nel riconoscere e gestire le proprie emozioni in modo equilibrato, evitando che diventino disadattive.
Nel momento in cui l’amigdala registra un evento come pericoloso, può indurre ad una valutazione elaborativa che porta all’emergere della paura. Se l’amigdala è eccessivamente sensibile e trasmette un segnale di pericolo, altera automaticamente i processi percettivi, di conseguenza, verranno interpretati come minacciosi i segnali che provengono dall’esterno anche qualora non lo siano. Questo può generare dei circuiti di ansia oppure dei processi in cui delle esperienze sono state memorizzate come pericolose e quindi scatenano una reazione istintiva.
Per esempio, se abbiamo fatto esperienza di un cane che ci ha morso, successivamente ogni volta che vedremo un cane, avremo paura e tenderemo a scappare, in questo caso non si tratta di una emozione primaria, bensì legata un’emozione secondaria, generata da un’esperienza pregressa. In questo caso e necessario che avvenga una presa di consapevolezza, come avviene con la psicoterapia, per cambiare delle risposte automatiche di paura in risposte più ragionate.
Le emozioni hanno su di noi un grande potere di controllo, poiché possono interferire con i processi cognitivi.
Imparare a regolare le proprie emozioni è un processo attivo frutto di conoscenza di se stessi. In virtù di ciò si può affermare che le emozioni possono essere regolate in modo equilibrato e quindi essere adattive, oppure se non regolate diventano disadattive e condizionare le esperienze della vita.
La disregolazione delle emozioni può governare la vita di una persona facendola stare male, rendendola emotivamente vulnerabile. La vulnerabilità emozionale si manifesta con elevata sensibilità, reazioni impulsive, facile attivazione emotiva, reazioni intense ed estreme, interferenza con le funzioni cognitive.
Paura, Rabbia, Stress, Ansia e Attacchi di Panico
La nostra percezione delle emozioni è strettamente legata al corpo, soprattutto per quanto riguarda le emozioni primarie, che coinvolgono profondamente la nostra fisicità e influenzano il modo in cui ci sentiamo. Ad esempio, l’ansia può manifestarsi attraverso sintomi fisici, emotivi e comportamentali come la tensione muscolare, il battito cardiaco accelerato, nausea e sudorazione eccessiva.

L’ansia ha il potere di alterare la nostra valutazione, portandoci a sopravvalutare i rischi e a immaginare conseguenze peggiori di quelle realistiche.
Quando ansia e paura diventano incontrollabili, possono sfociare in attacchi di panico, vissuti come episodi intensi ma relativamente brevi, che generalmente raggiungono il picco entro dieci minuti e si risolvono entro trenta, cinquanta minuti. Gli attacchi di panico possono sembrare spontanei o essere innescati da situazioni specifiche, come guidare, trovarsi tra la folla o anche solo uscire di casa. La paura che provocano può portare a comportamenti di evitamento che, pur offrendo un sollievo temporaneo, finiscono per amplificare il ciclo di ansia rendendo più difficile affrontare situazioni simili in futuro.

Attacchi di Panico: come riconoscerli e gestirli
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L’ansia, se gestita correttamente, può essere un’emozione utile, che spinge a concentrarci sui problemi e a cercare soluzioni. Tuttavia, se lasciata crescere indisturbata, può paralizzare, rendendo difficile prendere decisioni e affrontare le sfide quotidiane.
Lo stress, invece, quando è prolungato, può portare il corpo a uno stato di attivazione cronica, legata alla produzione eccessiva di cortisolo. Lo stress influenza negativamente il sonno, il sistema immunitario e aumenta il rischio di disturbi cardiovascolari.
La rabbia, un’emozione universale, appare quando percepiamo situazioni come ingiuste, minacciose o frustranti. Sebbene possa avere un ruolo protettivo, se non adeguatamente gestita, la rabbia può trasformarsi in un problema, portando a comportamenti impulsivi e dannosi. È fondamentale riconoscere che non è la rabbia in sé a essere negativa, ma il modo in cui viene espressa e gestita.
Dobbiamo anche considerare il legame tra mente e corpo, visibile nelle malattie psicosomatiche. Quando queste sensazioni diventano troppo intense, il malessere psicologico si riflette nel corpo, rendendo necessario un intervento per riportare equilibrio. Per affrontare emozioni come ansia e stress, è importante imparare a riconoscerle, gestirle e, se necessario, cercare un supporto psicoterapeutico per modificare risposte automatiche in reazioni più ponderate.
Perchè Regolare le Emozioni
La regolazione delle emozioni è una risorsa fondamentale per mantenere il benessere e affrontare le sfide della vita. È normale provare emozioni come tristezza, paura, ansia, gelosia e rabbia, ma quando queste iniziano a dominare le nostre scelte e influenzano troppo il nostro comportamento, diventa importante imparare a gestirle. Saper regolare le emozioni aiuta ad avere successo sia nelle relazioni personali che in ambito lavorativo.
La capacità di gestire le emozioni è anche strettamente legata all’intelligenza emotiva e alla resilienza. Più siamo abili nel controllare i nostri sentimenti, più riusciamo a vivere relazioni solide e a lavorare con efficacia. Le neuroscienze, inoltre, ci offrono delle conferme: certi comportamenti possono stimolare la produzione di serotonina, un regolatore naturale dell’umore, come, per esempio, una passeggiata nella natura.
Anche la dopamina, nota per essere associata al piacere, gioca un ruolo importante. Si attiva quando viviamo esperienze piacevoli. D’altro canto, lo stress prolungato può far aumentare i livelli di cortisolo, un ormone legato a vari problemi di salute, dall’umore instabile alla pressione alta.
Ci sono delle tecniche scientificamente comprovate per diventare maggiormente consapevoli delle emozioni che sono un ottimo aiuto per imparare a saperle gestire. Se vuoi conoscerle ed applicarle a te stesso iscriviti al corso sottostante.
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Conclusioni
Riconoscere e gestire le emozioni è un obiettivo fondamentale per migliorare la qualità della nostra vita. Quando riusciamo a farlo, viviamo con maggiore soddisfazione e affrontiamo le situazioni che incontriamo in modo più consapevole.
Per riuscire a comprendere ciò che accade dentro di noi e intorno a noi, è essenziale dedicare tempo alla conoscenza di sé e alla consapevolezza. Questo lavoro su noi stessi ci aiuta non solo a prevedere meglio le reazioni che potremmo avere, ma anche a prepararci ad affrontare ogni circostanza nel modo migliore, così da poter agire in maniera mirata e costruttiva rispetto agli obiettivi che ci siamo posti.
Le emozioni e la razionalità sono interconnesse: insieme, ci guidano verso decisioni equilibrate e ci aiutano a perseguire i nostri desideri. Se ci affidassimo solo alla ragione, spesso ci mancherebbe quel “qualcosa” che ci ispira e ci motiva; per questo è la fusione di emozione e razionalità che ci consente di sfruttare il massimo potenziale di entrambe.
La psicoterapia, ad esempio, lavora sulla plasticità del cervello, aiutandoci a cambiare il modo in cui pensiamo e affrontiamo la nostra vita.
Per ottenere un cambiamento, però, è necessario essere attivi: bisogna mettere in pratica nuovi comportamenti per permettere al cervello di creare connessioni più adattive. Imparare a gestire le emozioni può generare nuovi percorsi neuronali che migliorano la nostra capacità di affrontare la vita.
Investire nella conoscenza di sé e nello sviluppo delle competenze necessarie per gestire le emozioni ci rende più forti, equilibrati e ci permette di affrontare il futuro con maggiore fiducia.
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Bibliografia
- Bear M.F; Connor B.W.; Paradiso M.A. “Neuroscienze, esplorando il cervello” Masson. Francia, 2016
- Broca P. “Anatomie compare de circonvolutions cérébrales. Le grand lobe limbique et la scissure limbique dans la série des mammiféres”. Revue d’Anthropologie. 1:385–498. Francia 1978.
- Darwin C. “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali” (1872), Bollati Boringhieri, Milano 2012.
- Salovey P.; Mayer JD. “Emotional Intelligence”. Imagination Cogn Pers 1990; 9: 185-211
- Damasio A.R “L’errore di Cartesio”. Adelphi, 1995.
- Damasio A. R. “Emozione e coscienza”. Adelphi, 2000
- Ekman P. “Emotions Revealed: Understanding Faces and Feelings” Orion. Regno Unito, 2003
- Siegel D.J. “La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale” Raffaello Corina Editore. Milano, 2021
- Siegel D.J; Schore A.N.; Cozzolino L. “Neurobiologia interpersonale e pratica clinica” Raffaello Corina Editore. Milano, 2025.
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Sono una psicologa, specializzata in psicoterapia sistemico-relazionale: terapia familiare, sono specializzata in psicodiagnostica clinica ed integro, quando è opportuno, il mio lavoro di psicoterapeuta familiare con l’utilizzo di test proiettivi e cognitivi. Sono specializzata, inoltre, in psicologia giuridica, psicopatologia e psicodiagnostica forense. La mia passione per i differenti approcci mi ha permesso di approfondire ed integrare la terapia familiare a diversi orientamenti, tra i quali il cognitivo-comportamentale, la gestalt, la psicodinamica.
Nell’ambito del mio lavoro mi sono occupata per molti anni di tossicodipendenti ed ho lavorato nelle comunità terapeutiche e nei centri di accoglienza: dove conducevo psicoterapie con i familiari e gruppi terapeutici con i genitori dei tossicodipendenti e, come responsabile, nei centri di prima accoglienza. In qualità di psicoterapeuta familiare mi sono occupata di bambini vittime di maltrattamenti ed abusi fisici e sessuali e dei loro genitori, per la valutazione e l’eventuale potenziamento e/o recupero delle competenze genitoriali. Ho lavorato per diversi anni nelle carceri e, in particolare, nel carcere di Rebibbia di Roma dove ho condotto gruppi con i detenuti per reati di omicidio, per reati infamanti, con detenuti tossicodipendenti, in AIDS conclamato e transessuali.
Attualmente lavoro presso il mio studio a Roma, dove mi occupo principalmente di psicoterapia familiare, individuale e di coppia, conduco corsi e supervisione e, nel centro clinico da me diretto, all’interno del mio studio, collaboro con colleghi di varie specializzazioni (psicologi, neuropsichiatri infantili, logopedisti, osteopati, nutrizionisti) per un approccio coordinato ed integrato di intervento su adulti e bambini. Svolgo perizie e consulenze tecniche di parte e sono iscritta all’Albo dei CTU presso i Tribunali Ordinario e Penale di Roma. Ho partecipato come docente a convegni e pubblicato articoli su riviste scientifiche.
La mia passione per la psicologia e la psicoterapia mi porta ad approfondire ed aggiornarmi per conoscere e sperimentare nuovi e più efficaci strumenti di lavoro.